Fear Stalks The Land – Narrativa distrattiva. Seconda apparizione.

Evelyne prese a dar di matto.
Volevano aiutarla, ma era alquanto difficile entrare nei pensieri di quella ragazza.
Era li, distesa sul divano del suo salotto stile pop art, naturalmente arredato in un suggestivo abbinamento di old e new school, sapete, i genitori ricchi di famiglia e grandi industriali ricevevano coupon, cataloghi e libri di arredamento di alta moda.
Al piano di sotto c’era la sua stanza.
Il letto a baldacchino con tenda, da vera principessa era al centro della stanza; sul lato destro un grande armadio pieno di vestiti e cianfrusaglie, prova che una vita passata tra grandi feste e gala non le si addiceva.
Sul lato sinistro una grande finestra che si inseriva nella città come un obbiettivo ad alta risoluzione non avrebbe potuto fare.
A fianco del letto un piccolo comodino con tutti gli affetti personali non lasciava di certo trasparire la persona che sarebbe diventata: nel ripiano una serie di collanine lasciavano lo spazio al proprio centro per una piccola foto di quando era piccola, innocente.
Di certo i bambini conoscono più cose di quanto noi possiamo immaginare.
Forse il segreto della vita risiede proprio in loro.

Si ritrovò distesa su un cellophane, nel buio dei suoi rimorsi, illuminata dall’immagine di se stessa.
Una gradinata alquanto ripida si ergeva non distante, una gradinata della quale non riusciva a vedere la fine.
E come se avesse vissuto per una seconda volta la stessa sensazione, cominciò senza motivo a salire.
Al settimo gradino incontrò una porta, verdolina con una grossa maniglia.
Sembrava una porta di emergenza, forse l’uscita da questo mondo.
Si precipitò lungo gli ultimi gradini rimasti per appagare la bramante necessità di scappare da questo sogno, come un uccello intrappolato nella sua gabbia che vede il cielo incontaminato che lo attende.
Ma quella non era l’uscita.
Entrando in questa stanza buia chiuse dietro di se la porta, senza badare cosa fosse all’interno.
Il respiro goffo e frenetico finalmente poteva godersi un po di pace, fino a quando sveglia dallo spavento apri gli occhi.
E gli occhi vide.
I suoi, quelli di quando era più piccola, quelli disegnati nella sua stanza da letto mentre lacrime vermiglie le scendevano dali occhi, con la felicità di un sogno che si avvera… l’arte, come in quell’antico racconto, non nasce mai dalla felicità.
E lì, seduto davanti a lei trovò un uomo senza testa che si guardava ad uno specchio,con un rumore fastidioso di sottofondo proveniente da un televisore acceso che dava solo la schermata grigia della frequenza mancata.

Si svegliò alle 4e30 di mattina con la terrificante e incontrastante verità che non c’era più niente da fare per fermare i mostri…
Consapevole di vivere in un sogno dal quale non poteva destarsi.

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