This is our Dynamis

La potenza delle nostre generazioni è infinita. E quando parlo di potenza, non parlo di potere, o almeno non del potere di comandare, quel potere gerarchico che crea verticalità, ne potenza come “più forte di”, o “forza” in senso lato.

Parlo di quel potere inteso come i greci, saggi e avanguardia della storia, hanno sempre attribuito al concetto di potenza: potenza di un atto, possibilità di manifestazione, potenzialità intrinseca di un soggetto, che si esprima o no.

Siamo espressione di potenza infinita perché siamo in grado di plasmare la nostra realtà a nostro piacimento.

Questo perché ci interroghiamo sul presente e su diversi piani della realtà senza fare l’errore dei nostri padri di credere che la vita è cosi comè, come ti si presenta. Per i miei genitori, come penso anche per i vostri, la vita è quello che hanno davanti: è il mondo che li circonda, un mondo oggettivo che va in una certa direzione. Per loro il mondo funziona in un modo più o meno preciso, e salvo rare eccezioni, non sarà mai diverso.

Si lavora, si studia, si crea una famiglia, ci si sposa, si invecchia. Esistono i governi, esistono le leggi, esistono gli stati nazione. La musica è quella classica, il jazz è roba per neri, il rock “ah si, i Pink Floyd”, il raggae è roba per neri con le treccine. Insomma, la realtà è una cosa data. E per cosa data intendo un piano della realtà oggettivo a cui non possiamo metter mano. Il mondo è così e non si cambia, adattati o sarai un reietto.

Credo che errore più grande non si possa fare.

E’ qui che la nostra potenza in senso di Dynamis si esprime come reale. Il poter riplasmare diversi piani della realtà, mischiarli tra loro, e crearne di nuovi senza rimpianti dei vecchi, ma proponendo con gioia e senza vergogna di nuovi, perché per noi la realtà sarà sempre percezione, e la percezione nostra, qualunque essa sia, sarà per noi realtà.

Abbiamo ripensato il teatro, ripensiamo e ricreiamo la musica, ricreiamo i rapporti di coppia, i “generi” in ogni senso, musicale, sessuale. Ricreiamo il sesso, il concetto di famiglia, la politica. Ricreiamo il concetto di felicità, la sensazione di gioia, il senso del collettivo e dello stare insieme. Creiamo nuovi concetti di comune, di intelligente. Ricreiamo i concetti di conoscenza e della sua distribuzione. Ricreiamo il concetto di spazio e ne diamo definizioni diverse. Facciamo uso degli spazi in maniera cosciente e diversa, plasmandone di nuovi (come ad esempio i centri sociali, o il concetto di Taz). Facciamo uso e crediamo nella potenza delle sostanze psicoattive come tramite e mezzo di trasformazione del reale, non per sfuggire dal vecchio, ma per creare il nuovo.

Prendiamo la realtà e la plasmiamo a nostro modo. Ma non soltanto attraverso dinamiche di cambiamento di essa, ma cosa ancor più importante, di intreccio e rimodellamento di piani di realtà diversi tra loro. Mischiamo tutto e quello che ne viene fuori è una gran ficata.

Questa è la nostra Dynamis. Poter prendere cose diverse che appartengono a realtà del vivere diversi e farne qualcosa di nuovo, comunicativo, ancor più potente.

Mettiamo i baffi alla gioconda, incolliamo la faccia di Lenin sulla foto di una pornostar, dipingiamo le città facendo si che “i muri e le strade” partecipino ai nostri sogni. Creiamo linguaggi diversi, ne mischiamo di diversi su piani diversi ed ecco che spuntano nuove forme di espressione, ogni giorno. I francesi addirittura invertono le sillabe e parlano al contrario, viene chiamato “Verlan” (Teuf ne è un esempio, il contrario di Fête, festa). Creiamo nuovi generi di musica intrecciando quelli conosciuti. Creiamo nuovi generi d’arte semplicemente ripensando oggetti e soggetti su background diversi.

Qualcuno userebbe la parola “storpiare”. Io invece credo di plasmare.

Questa piccola intuizione nella sua semplicità e nella sua potenza “vera” mi è venuta ascoltando una traccia di Roms, “What a wonderfull Teuf“. Non è altro che il remix di “What A Wonderfull World” in chiave tekno. Direte, e allora? E allora ecco che ciò che ho detto è espresso nella maniera più semplice e diretta e spontanea e creativa possibile: prendere un pezzo di jazz/soul classico con una potenza infinita e intrecciarlo con una musica per certi aspetti “antitetica” come la tekno, che viene da bacini culturali completamente differenti, e creare qualcosa di nuovo, ancora più potente delle due cose precedenti prese da sole. E la cosa più meravigliosa è il non aver paura di trasformare il vecchio in nuovo, senza chiederne il premesso.

Io credo fermamente che questo rappresenti in pieno la nostra Dynamis, quella potenza del “Non aver paura” di ripensare categorie e generi e piani diversi e mischiare il tutto per creare qualcosa di nuovo.

Questa sarà la fine del vostro ordine? Questo è quello che vogliamo: quando il vostro finirà, il nostro non-ordine riplasmerà il tutto.

Stiamo cambiando il mondo, e lo facciamo a nostro modo. Piango.

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One Response to This is our Dynamis

  1. kaosmatik says:

    bello questo pezzo, non mi era capitato ancora di leggerlo… 😉

    sullo stesso tema http://kaosmatik.noblogs.org/2010/10/18/realta/#more-212
    (l’ho minimamente riadattato)

    Ciao ciao!

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