La meraviglia per tutto ciò che c’è in questo grande spazio.

Vivo un momento di transizione, di cambiamento, dove ogni giorno spunta fuori un motivo per mettere in discussione ogni certezza acquisita.

 

Questa notte guardando un video di Chris Sharma sullo sport chiamato climbing, ho percepito quanto la felicità sia radicalmente soggettiva e si raggiunga in diversi modi. Questo mi ha dato modo di capire quanto in realtà ogni metadiscorso che cerca di capire e descrivere la realtà stessa, se ne allontana radicalmente.
La realtà diventa aliena e sfugge alla comprensione, diventa qualcosa d’altro, restituendoti ulteriori dati da analizzare, sensazioni da decifrare, continue insicurezze.
Penso che insieme noi tutti viviamo in un mondo che non ti restituisce certezze alla richiesta di esse, e anzi cerca di crearne di fittizie. Mi riferisco alla certezza della vita, come del lavoro, come della giustizia sociale, come di ogni elemento fondamentale. Tanti sono i discorsi già fatti sulla società consumistica, e di come essa, in assenza di prospettive e stimoli, cerchi di convincerti che l’unico stimolo e l’unica prospettiva sia il consumo stesso.

E’ come uno squalo, per vivere ha bisogno di muoversi in continuazione. Se si ferma, muore. Lo stesso vale per il consumo.
Quello che cerco di dire è che tutti noi credo che percepiamo quanto sia vuota una vita senza stimoli né speranze realizzabili: sin da piccoli ci insegnano che lavorare tutta la vita è giusto, che se non vai bene a scuola sarai un perdente per il resto della tua vita; che a natale si comprano i regali e che guardare troppa televisione fa male.
Ti insegnano che la povertà è quanto di peggio ci sia, e ti indirizzano verso una vita produttiva: superiori, università, lavoro, famiglia.
Ti inducono ad inseguire chimere che simboleggiano la vita perfetta e modelli comportamentali "adatti" alla convivenza civile occidentale: "diventerai una popstar" o "un divo del cinema" o un "grande calciatore". E quando cresci ti accorgi che le tue speranze e la tua necessaria ambizione ad essere qualcuno si trasformano in chimere che non puoi realizzare. Allora l’università riformata, la precarietà, le barriere culturali ed economiche ti chiariscono le idee: per potermi godere il poco tempo libero che mi rimane sottratto al lavoro devo farmi il culo come uno schiavo.

 

A quel punto sei incastrato. Il tempo per le attività cognitive si riducono pari a zero, le tue capacità critiche sprofondano drasticamente in becero apprendimento coatto, il tuo tempo e i tuoi ritmi divengono studia, lavora, produci, consuma. Non c’è nient’altro. Il sabato una birra con gli amici, porta a spasso il cane la domenica, e il lunedì sveglia alle otto.

Ma non è di questo che volevo parlare oggi, ma di come la vita, in una condizione del genere, alle tue richieste di chiarificazioni e certezze e stimoli ti restituisca ulteriori incertezze, si riprenda i pochi stimoli di cui ti eri appropriato, e di come ogni giorno si corre il rischio di mettere in discussione tutti i processi per i quali sei arrivato a determinate conclusioni piuttosto che ad altre, o tutta la tua formazione precedente ti appare inutile, e ti senti come insignificante; o ancora le strade che hai percorso, già buie e strette per la portata rivoluzionaria che hanno, ti siano nemiche, diventino in salita.

E tornando al nodo centrale di questo ulteriore meta discorso, ogni critica alla realtà e a tutti i suoi campi fondamentali come la sessualità, la felicità, la produzione di vita e di merce, che cerca di darsi risposte alternative e radicali si allontana dalla realtà stessa.
Le pratiche sovversive ti restituiscono anch’esse costruzioni immaginarie. Attraversi la pratica politica, studi filosofia, leggi molti libri e frequenti collettivi dove le belle parole sono all’ordine del giorno. Allora ti accorgi che vorresti vivere in una vita dove i valori fondanti non siano l’egoismo, l’individualismo, la morale borghese, lo sfruttamento, la noia, il lavoro produttivo, l’incertezza e l’assenza di stimoli, ma semmai la condivisione delle esperienze, la circolazione dei saperi, l’affermazione dei propri bisogni e del lavoro non come necessità ma come affermazione di se stessi, la libera circolazione dei corpi come libertà sessuale. E credi che questo sia il modo di raggiungere la tua felicità, e la felicità di tutti gli altri, e che solo tramite la pratica politica si possa uscire da queste contraddizioni.

Ma poi ti riscontri con la realtà e trovi che tutte le analisi e le critiche su di essa ti alienano, ti fanno sentire in molti contesti fuori luogo, ti distaccano dalle altre vite e dagli altri ritmi.
Che non sai dare spiegazioni del perché fai 3 esami l’anno a tua madre. O a tua sorella che ti accusa di dormire tutto il giorno e fare il vampiro di notte. Spiegare perché rifiuti il lavoro come mezzo di sopravvivenza e come invece reclami il reddito garantito per tutt*.

E non riesci più a rapportarti con i vecchi amici dell’infanzia perché troppo distanti, troppo presi da questa miserevole vita e troppo incapaci di capire anche solo in parte un discorso del genere. Perché le vostre strade sono talmente antitetiche che non c’è possibilità di dialogo alcuno su molti argomenti.

E magari un giorno succede che incontri una persona talmente semplice e talmente felice nella sua semplicità disarmante che ti disorienta, ti scombussola tutti i piani, e ti senti uno scemo. Tu qui a discorrere di lotta di classe e categorie Negriane e alienazione e lui/lei a percepire l’essenza della vita nella sua semplicità, nel non farsi problemi ne domande, di non crearsi chimere e rimanere coi piedi per terra, nel riuscire a cogliere la bellezza della realtà oggettiva. E ti accorgi di quanto tu sia lontano dal vivere felice.
Può succedere durante la visione di un film, o di un documentario su di gente che si arrampica per montagne con pendenze negative senza protezioni, dando tutto se stessi e trovando la loro felicità nella loro semplice passione.
Ecco spiegata l’affermazione iniziale per la quale ogni metadiscorso sulla realtà se ne allontana, e la felicità è completamente soggettiva, anche sotto le categorie filosofiche della ragione, della consapevolezza ecc ecc.

E le mie certezze per la n volta sono andate in frantumi. Anche questo blog comincia a perdere un senso logico… anzi, nel contesto di questo articolo ne è proprio un complice e nemico. I blog di A/I sono la culla della masturbazione mentale e dell’analisi/critica della realtà, e quindi "nemici" di quella semplicità che ti aiuta ad afferrare la realtà per quella che è.
Mi piacerebbe rifiutare l’attività politica, divenire produttivo e riuscire anche per un solo giorno ad afferrare la felicità di una vita semplice e reale. Perche la vita che vivo ha proprio poco di reale.

Fortunatamente, alla fine delle mie notti insonni, riesco ancora ad apprezzare il sole che sorge e il nuovo giorno che comincia… e come ogni giorno è lo stupore che mi fa compagnia.
La mia infinita curiosità, la mia unica certezza. La meraviglia per tutto ciò che c’è in questo grande spazio.

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