Un pugno alzato per chi ci ha lasciato le penne 8 anni fa

8 anni fa è morto un compagno assassinato dagli apparati repressivi dello stato. 8 anni fa eravamo tutti, o chi per noi, in quelle giornate rimaste nella storia come la più grande rappresaglia poliziesca mai messa in campo da uno stato occidentale che si definisce democratico, in campo civile. Caccia all’uomo per le strade, torture, arresti preventivi, cariche indiscriminate con uso di mezzi blindati di carabinieri e guardia di finanza. Il più grande uso di gas lacrimogeni al co2 in campo non militare, banditi per l’uso di missioni militari dal trattato di Ginevra. Il trattato di Shengen revocato con controlli alle frontiere serrati.
Ancora oggi alcuni di noi compagni rabbrividiscono al sol rievocare i nomi di Bolzaneto, Diaz, Piazza Alimonda, via Tolemaide.
Viene ricordata da qualcuno come una "mattanza argentina".
8 anni fa a Genova abbiamo dato prova che un mondo diverso è possibile e noi lo vogliamo anche a costo della nostra pelle.

8 anni fa Carlo è morto per le strade di Genova perché lui come noi era disposto a tutto pur di difendere la vita che tanto ci è cara, perché noi amiamo la vita più di ogni altro essere al mondo, e a Genova lo abbiamo dimostrato. Abbiamo vinto, e di questo dobbiamo prenderne atto.

Fascisti in doppio petto, carabinieri, poliziotti, Gdf, giudici e pm, ogniuno di voi prima o poi pagherà per lo scempio e la barbarie che avete compiuto su di noi.

Sappiate che la giustizia proletaria si abbatterà si di voi con maggiore furia di quanto possiate immaginare.

"Non sarà mai la paura della follia, della prigione, della morte, delle torture, a costringerci a tenere a mezz’asta la bandiera della rivoluzione."

Perché i veri morti siete voi. 

Ciao Carlo.

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