Avete pagato caro, non avete pagato tutto

Riporto un articolo preso da CarmillaOnLine, su una pubblicazione di Derive e Approdi: Rosso. 

Pubblichiamo un estratto da Avete pagato caro non avete pagato tutto. La rivista «Rosso» (1973-1979) (DeriveApprodi, pp. 108+DVD-ROM, 18 euro), che ripercorre la storia di una delle più sperimentali e innovative riviste dell’Autonomia operaia.

Il 7 dicembre del ’76, giorno di sant’Ambrogio, a Milano fa freddo.
La colonnina di mercurio è inchiodata sullo zero. Gelo e nebbia. Tempo
da lupi. Tempaccio buono per paltò e pellicce. Ma anche per tolette e
smoking. Alla Scala, infatti, è fissato l’Otello di Verdi, che apre la
stagione lirica e di balletto. È l’immancabile appuntamento dell’alta
borghesia meneghina: la celebre “prima”, divenuta leggenda rossa dal
giorno in cui Mario Capanna organizzò la contestazione del movimento
studentesco ai signori di Milano. Correva l’anno 1968.

o stesso luogo. Un altro tempo.
Regia,
scene e costumi portano la firma di Franco Zeffirelli. Placido Domingo
interpreta Otello. Mirella Freni è Desdemona. A Piero Cappuccilli tocca
l’infido Jago: «Credo che il giusto è un istrion beffardo»…
La televisione trasmette in bianco e nero. Ancora per poco. L’anno dopo
finirà l’età di Carosello e il chiodo di Fonzie spunterà dal piccolo
schermo. Happy Days… Non a dicembre, però. E non all’ombra della
Madonnina.

Per l’occasione cultural-mondana, il primo canale ha sostituito i programmi ordinari con le riprese della struggente follia del condottiero moro. Il «Corsera» non ha perso tempo e ha rilanciato le rendez-vous très chic. Imperdibile. Eccezionalmente spettacolare. «Una schiera di telecamere mobili e fisse, sistemate nei punti più disparati secondo un preciso disegno strategico, entrerà in azione stasera alle 20.45 alla Scala, per riprendere a colori, in diretta, l’Otello di Verdi». Se la strategia televisiva pare impeccabile, qualcosa – in strada – difetta sul piano della tattica.

Prosegue… su Carmilla OnLine 

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