Non scrivo più perche come il mio amico Paz (amico un po di tutti) non ho più niente da scrivere. O almeno qualcosa mi dice che non ho più niente da scrivere.
Se interrogo il mio cuore di cose da scrivere ne ho veramente tante, a partire dal fatto che sono tornato dopo un viaggio che in fin dei conti è durato 5 mesi, del quale pian piano non riesco a ricordare che la gioia che provavo nel mettere lo zaino in spalla e partire per una nuova destinazione.
Nulla, non ricordo più nulla. La gente i posti le strade le esperienze. Mi rimangono solo un migliaio di foto a testimoniare il fatto che un giorno di aprile preso dal manicomio della mia vita ho racimolato tutti i miei soldi ho fatto lo zaino e sono partito.
Ora sono tornato. E la cosa mi disturba parecchio, o almeno mi disturbava parecchio una settimana fa, ma poi sai, gli amici, la sorella, il lavoro, le cazzate, e via col tango di nuovo!
Qui a guardarmi i piedi mentre scrivo qualche stronzata sul mio blog più morto di me, penso a come sia labile la mia mente e come il mio io più io, ma quello io infondo, tende a dimenticare le belle esperienze tanto facilmente quanto dio si è dimenticato della nostra vita tanti anni fa, è vi assicuro che è facile facile.
Mentre quelle brutte tendo a ricordarle di più e più intensamente… è proprio strano l’ego umano!
Ora preso da una spruzzata di ego e voglia di attenzioni scrivo qua e là su questa pagina bianca, monito per me per ricominciare a scrivazzare qualche bella frase presa da qualcaltro blogger sul mio blog. Scrivo mio perché è mio solo in quanto io sono il creatore, poi i contenuti, bleah! Che schiferrimo.
Sono un vero Ctrl+C Ctrl+V. Diffidate dalle imitazioni!
Per concludere vi mando a cagare. "Ma di che parli stupido?"
Interrompi la narrazzione con errori grammaticali gravi come la doppia z sulla i e il lettore si indispettisce del fatto che non sai nemmeno scrivere in italiano.
"Scrivi stronzate e pure male!" "Sparati"
Allora a quel punto decidi che è finita. Si, FINITA. TUTTO.
E’ l’esplosione di vitalità che ti porta ad alzarti in piedi e urlare "Amatemi!"
Ma sei solo nella tua stanza e nessuno può sentirti. Il tuo cuscino ti direbbe che ti ama come ti ha amato più e più volte bel corso della tua vita, ma sfortunatamente non ha il dono della parola, quindi, sei solo. "Vi prego fatemi parlare!"
E’ finita ancora una volta. Interrompo la scrittura e mi fratturo le dita perché promettere a me stesso di non scrivere più non è sufficiente. Perché ogni promessa che mi faccio non ha il tempo di diventare tale che l’ho già dimenticata, e via di nuovo col fortrou (non so che è, magari è tipo un ballo, l’ho sentito negli Aristogattti quando ero piccolino – però la pipì a letto non l’ho mai fatta – prova della mia mascolinità e virilità, dimostrare al mondo che ce l’hai più duro!)
Si prometto che la fine è vicina.
Se la giovinezza è un perenne amare i sensi e non pentirsi, la vecchiezza che è?
La risposta non ce l’ho, e a ditte la verità, manco me interessa.