Vi voglio raccontare una storia, una cosa che mi è successa qualche giorno fa e che mi ha lasciato veramente tanto.
Ma prima è arrivato il momento di riassumere velocemente che cazzo sto facendo in giro per il mondo:
Dopo una breve permanenza di circa 20 gg a Barcelona, città del demonio come ho già descritto in un precedente post, sono partito a trovare un paio di amici a Madrid.
Sarei dovuto rimanere tre giorni, ma una serie di eventi (tipo la mia febbre a 39 -.-) mi hanno incastrato a Madrid per quasi 2 settimane.
Dopo di che capito che il piano originale di tornare a Barcelona non avrebbe funzionato ho deciso di mettermi in viaggio per San Sebastian, con il mio amico Andrea di Madrid.
A San Sebastian ho lasciato Andrea e le splendide spiagge spagnole per Biarritz.
Poi per una coincidenza del cazzo, tipo che c’era uno sciopero dei treni in Francia e quando loro scioperano paralizzano il paese, mi sono ritrovato su di un treno per Parigi, perché era l’unico treno che mi avrebbe portato da qualche parte lontano da Biarritz.
A questo punto preso dalla voglia di viaggiare mi sono comprato un Inter Rail Pass per 22 gg.
Sono stato a Montpellier, Strasbourg, Hamburg, e in fine a Copenhagen, meta sognata sin dall’inizio del mio viaggio.
Copenhagen è una città fantastica, ma altrettanto cara. E’ la città di Christiania e del suo fallimento, è la città dell’Ungdomshuset e della reazione allo sgombero da parte della polizia Danese di circa 3000 compagni e più da tutta l’Europa, reazione che ha portato a 4 giorni di guerriglia urbana in mezzo le strade, per un totale di circa 700 arresti. Ma la città ha preso fuoco per più 72 ore.
E’ anche la città della piccola sirenetta sul porto, e tante altre belle cose, come le donne più belle d’Europa (quasi tutte bionde).
Ma è anche la città dei sorrisi, della gentilezza, della comunione tra le persone.
E a questo punto vorrei raccontarvi ciò che mi è successo: potrà sembrare una cazzata, ma per me rappresenta in pieno ciò che cercavo fuori dal nostro triste paese.
Stavo camminando in giro per Copenhagen quando ho visto passare due bellissime ragazze, una di questa con dei capelli color fuxia tutta vestita di nero, molto appariscente (difficile non notarla per strada).
A tre metri di distanza circa i nostri sguardi si incrociano, con entrambe le due ragazze, e io rispondo con un sorriso venuto spontaneo, ma veramente sincero.
Allora una delle due si ferma (l’altra con i capelli neri), viene da me e senza dire niente mi abbraccia forte, ma forte come penso solo mia madre mi abbia mai abbracciato. Ovviamente cerco di ricambiare, ma come è venuta da me, così se ne è andata. Troppo veloce per capire cosa stesse succedendo, troppo veloce per reagire, troppo veloce per dirle che è la cosa più sincera e spontanea che mi sia mai capitata.
Troppo veloce per dirle che questa cosa mi ha messo una gioia di vivere dentro come penso mai nient’altro.
Se ci penso ho ancora i brividi, lacrimuccia. Perché questo stupido gesto, un abbraccio (che tanto stupido non è), in realtà cela tantissime altre cose.
Cela il senso diverso che le persone in giro per il nord europa hanno della corporeità. Cela il senso diverso che hanno della paura, del conoscersi, del toccarsi come atto normale della natura umana, del sentirsi e percepirsi come una sola grande cosa.
Cela il fatto che la gioia, a differenza dell’Italia, non ha ancora abbandonato questi posti.
Perché io sono sicuro che una cosa del genere in Italia non può capitarmi. Perché la gente in generale è troppo indaffarata ad essere triste, veloce, di fretta, indifferente con il prossimo, impaurita, schifata dalle differenze.
Si rinchiude nelle auto in mezzo al traffico con le porte chiuse da dentro e la musica al massimo, fissando lo specchietto retrovisore.
Tira dritto quando chiedi un’informazione e di certo non ti sorride spontaneamente se tu gli sorridi.
Cerca la perfezione, l’omologazione, la sicurezza proveniente dall’annullamento di ogni diversità.
Sai, se siamo tutti "ugualmente" tristi, non ho motivo di dover avere paura.
Perché anche quelli e quelle più naif se la tirano, sono snob, o si credono sto cazzo perché magari sono nei "movimenti" da molto più di te, o perché loro hanno vissuto la decadenza del movimento Rave italiano, o perché sono più vecchi e quindi sono più stronzi.
Qui la gente va in giro per la stazione scalza, si siede per terra e nessuno gli dice che non si può fare perché fai degrado. Camminare per la stessa via è un motivo valido per tante persone di chiederti come stai e dove stai andando.
Vivono la vita molto più serenamente. Ricambiano i gesti di affetto con molte meno paure, vergogne, barriere. Si lasciano toccare con maggiore facilità, si prendono per mano e si fanno prendere per mano, ti aiutano se hai bisogno. Ti guardano dritto negli occhi, senza divagare, senza aver paura dei silenzi scomodi.
Anche i vecchietti ti sorridono per strada e sono cordiali, non hanno paura della tua giovinezza, né del modo che hai di vestirti, o dei tatuaggi, dei piercing e quant’altro.
A Parigi una ragazza mi ha fermato dentro un locale DnB dopo una serata stremante, passata a bere rum lisci con delle tipe messicane perché nessuno aveva di meglio da darci, e dopo avermi fatto un gran sorriso mi ha detto che quando ballavo in sala lei sorrideva solo perché io sorridevo, come tutti in sala sorridevano, perché ci contagiavamo a vicenda. Una sala così sorridente difficilmente l’ho vista, senza sostanze (precisiamo).
Mi ha dato un bacio e se né andata (stavo con la messicana, non potevo inseguirla, anche se avrei voluto).
Dopo tutto questo raccontare, vi dico quello che sento.
Dopo 2 mesi di viaggio la percezione del mio paese è cambiata.
Sono no-border, certo, ma amo il mio paese come credo tutti amino il proprio. E’ il posto con il miglior cibo e il miglior caffè al mondo, non cè dubbio. E probabilmente come ha riassunto una ragazza danese in italia non abbiamo le vie di mezzo, o siamo fascisti o siamo antifa. Quindi c’è una parte buona in italia, una metà non marcia, ma secondo me sta marcendo pure quella.
Solo ora mi accorgo dei nostri limiti.
Credo che oramai in Italia ci sia uno strato di apatia permanente che rende la vita invivibile. Siamo un paese vecchio, in via di estinzione. Le nascite stanno a zero perché le donne non hanno le condizioni minime per poter tirare su un figlio, a differenza di una città come Strasbourg dove una donna su cinque ha un pancione bellissimo. Non ho mai visto così tante mamme giovani (dai 18 ai 25 anni) nello stesso posto in vita mia.
Queste sono le differenze che si notano subito, con un colpo d’occhio.
Noi siamo tutti scazzati. Le realtà autonome come centri sociali e quant’altro sono in crisi, i movimenti non riescono a creare conflitto sul piano sociale o territoriale, lasciando alle lotte "Quimby" tutto il da farsi.
Si è persi tanta speranza, voglia di mettersi in discussione. I compagni e le diverse realtà si prendono a bastonate a Bologna, si odiano e si parlano dietro a Roma, in Sicilia ognitanto ci scappa una coltellata.
Cè sempre più gente che lascia il paese per mai più ritornare. Perdiamo consensi, e forse ne guadagniamo qualcuno solo in occasioni di grande indignazione, come l’assalto fascista all’università di Roma, ma per il resto, calma piatta.
Le assemblee sono vuote, l’attività politica scarsa.
Le scuole medie sono diventate fasciste con lotta studentesca e un personaggio antipolitico come Berlusconi ha vinto le elezioni per la terza volta.
Quando un qualsiasi europeo sa che sei italiano, la prima cosa che ti chiede è come è possibile che berlusconi abbia vinto per la terza volta. Un po come quando Bush vinse le elezioni per il secondo mandato.
In paesi come la Danimarca dove l’antifascismo è un valore popolare, di tutti, dal vecchio che ha partecipato alla resistenza al giovane che studia economia, non riescono a credere che in Italia ci siano ancora i fascisti, e che ce ne sono tanti.
Che ancora si muore di fascismo per le strade.
Ora sono in direzione Berlino, sul treno da Copenhagen a Hamburg, con un sonno che mi si porta via.
In tutto questo ho scoperto la magia del viaggiare da soli, del conoscere nuove persone provenienti dalle parti più lontane del mondo.
Ho scoperto la magia del mettersi in discussione ogni volta che incontri una persona nuova diversa da te per cultura, tradizioni, valori.
Ho scoperto che cercare le cose positive in ogni persona, cercando di prendere tutto quello che può darti senza chiedere niente di più, e dando in cambio quello che la persona inconsciamente richiede in te non è poi così difficile, ed è meraviglioso.
Ma la cosa più bella che ho scoperto durante il mio viaggio è che se sorridi alle persone loro ti sorridono. Se sei positivo con loro, esse sono positive con te.
Una ragazza meravigliosa con cui ho avuto la fortuna di passare due giorni fantastici mi ha fatto ascoltare una canzone in inglese della quale ora non ricordo il titolo, e questa canzone ad un certo punto dice: "Libera il tuo corpo, perchè è la più grande arma che tu possa possedere".
Credo che mai parole siano state più esaustive di queste.
E credo che questo sia uno dei terreni su cui ogni movimento, individuo, collettivo debba riflettere.
Perchè iniettare sorrisi nei cuori e nei volti delle persone è una cosa incredibile.
Perchè il conflitto senza i sorrisi e la gioia nelle persone non si può fare.
In fondo a questo tende il nostro esodo: ad una vita serena, migliore, più equa, libera dal lavoro, soggettiva, condivisa, partecipata. Una vita dove la gente possa sorridere in ogni circostanza, toccandosi, baciandosi, senza restrizioni, solo quelle che il corpo può avere.
Dove il desiderio e la voglia del comune siano l’atto fondante dello stare insieme.
Be positive because smiles make conflict.
ps. La vita è una cosa Meravigliosa.
O! Non ho visto -continua- fra parentesi ed ho letto soltantol’introduzione di questa storia… infatti mi domandavo, come mai la potevi finire a questo punto. Sono davvero felice di aver partecipato in quest’avventura. Leggendola si sente un’energia strapositiva!
(La canzone della quale non ricordi il titolo e’ “Sunscreen song”)