Dialogo a due di bastoni, tre di denara e quattro di coppe.
"Cosè che ti rende umano?" Chiese Giò fissando lo sguardo sulle proprie scarpe.
"Cioè, volevo dire, cosè che ci rende umani? Tu sai dirmelo?"
"No, non saprei"
"Credo che sia quel sentirsi soli in mezzo a tanta gente.
Magari invece è quel sognare di continuo qualcosa che non possiamo raggiungere. Noi siamo un modo di esprimersi del desiderio. Noi siamo il desiderando che gioisce di se stesso! ecco cosa siamo!
Oppure quel senso del dovere che ci spinge a fare alcune scelte rispetto ad altre… ecco, credo sia proprio tutto questo.
E’ una forza, una forza misteriosa.
E’ una forza coercitiva che nasce da dentro e ci spinge a fare cose che razionalmente non faremmo."
"Io credo sia quel che noi amiamo più di ogni altra cosa, cioè riflettere sulle scelte fatte, ripensare e ripensare su ciò che già è passato, e che mò in fin dei conti il passato se lo tiene. Ciò fa si che tutte le nostre azioni future sono condizionate da quelle passate. Questa credo si chiami esperienza, o forse qualcosa di più.
Noi siamo qualcosa che nn può scindere da ciò che è stato. Ci ricicliamo di continuo."
"Ahahah, si hai ragione!"
"Ahahah!"
"Riciclati, ahahah!"
"Si riciclati, riciclati"
"Si, cazzo, si"
"Ma allora perchè siamo spesso tristi, angosciati, spaventati. Perchè la notte spesso non dormiamo, di giorno a volte non mangiamo. Perché siamo dannati e bugiardi e meschini?
Cosè che ci affligge"
"Io lo sò che è… la punizione per aver scelto di essere liberi, liberi di scegliere del proprio destino, se ci è concesso"
"Quelli a cui non è concesso, sono morti."
"Va beh, sta a te. Sbrigati che se no m’annoio"
"Scopa!"