La LUM, libera università metropolitana, è un esperimento di autoformazione e di conflitto costituente |
dentro e contro le trasformazioni dell’università. Le riforme elaborate dal tecnocrate e iperliberista Martinotti, passate poi per la ratifica di Berlinguer e di Zecchino, hanno segnato la catastrofe dell’università italiana. I saperi sono stati irresponsabilmente parcellizzati e dequalificati con la pretesa – che si è rapidamente rivelata una dannosa illusione – di funzionalizzare la conoscenza alle esigenze del mercato del lavoro. Mai come oggi il mercato del lavoro è sempre esposto al mutamento e qualificato dalla centralità di saperi versatili e non specialistici. La licealizzazione e la strettoia specialistica introdotta con il 3+2 hanno dato vita ad un mostro inservibile. I privati, non solo non danno un euro alle università pubbliche, ma succhiano continuamente denaro pubblico per dare vita ad università o fondazioni private e per finanziare processi di formazione interni alle imprese. L’illusione tecnocratica ha fallito e nessuno vuole ammetterlo!
Nello stesso tempo l’università è mutata in modo irreversibile attraverso l’introduzione dell’autonomia. L’autonomia è un processo ambivalente: per un verso logica competitiva e aziendalizzazione; per l’altro possibilità di sperimentazione di un’università pubblica ma non statale, non perimetrata da vincoli centralistici. Chiaramente i potentati baronali e la loro cecità hanno fatto emergere solo il primo corno della questione. La LUM prova a far emergere il polo positivo dell’autonomia: una libera e autonoma produzione di saperi lungo la frontiere tra Università e Metropoli. Un laboratorio fatto da studenti, dottorandi, ricercatori, docenti. Un luogo dove ridare forza al carattere infunzionale, critico e sperimentale della conoscenza e delle sue forme di produzione. Un dispositivo che insiste sulla condivisione piuttosto che sulla mera trasmissione delle conoscenze.
La Lum quest’anno propone un itinerario di seminari sulle passioni e il loro intreccio all’interno della metropoli: LE PASSIONI DELLA METROPOLI
Il rapporto tra passioni e teoria politica è indubbiamente elemento costitutivo del Moderno. Le pagine di Hobbes e poi di Spinoza con grandezza impareggiabile definiscono questo nesso, interrogadolo da prospettive opposte. Il primo vede nella paura una passione razionale, costituente, la passione che sola può fondare la sovranità statale e segnarne la potenza e l’imprescindibilità. Il secondo pensa alla costituzione del politico a partire dalla libertà e ritiene che il politico debba rendere liberi dalla paura. Nel secondo caso l’amore prevale sulla paura, la forza e la combinazione sulla privazione della legge. Due esempi che all’origine del Moderno definiscono in modo radicale il rapporto tra passioni e prassi, tra natura |
umana e sovranità.
I seminari affronteranno le seguenti passioni:
I seminari si terrano a ESC Atelier Occupato in via dei Reti 15, Roma