Il desiderio mancato: riappropriazione della sessualità come pratica sovversiva.

<<Perché la liberazione è un esercizio quotidiano>>

Prenderò come spunto di partenza un articolo apparso sul manifesto del 04.12.07 di Pietro Bianchi “Il desiderio mancato dietro la violenza maschile”.
Si afferma che la coppia sessuale, che vive in questo mondo completamente sessualizzato, è caratterizzata dalla sconnessione di desiderio e godimento, dove il secondo è sempre più esposto e onnipresente ma non più mediato dal primo.

Alcune considerazioni sono necessarie.
La libertà sessuale è un qualcosa di estremamente complesso, che non coincide con l’avvento della pornografia e della sua diffusione di massa, o con l’emancipazione sessuale femminile e la riappropriazione del proprio corpo (che ha contribuito alla nascita di una nuova strategia di marketing improntata su dildo e giocattoli sessuali).

Bisogna riconoscere un dato essenzialmente triste e deprimente: la libertà sessuale diventa businnes nel momento in cui la propria bandiera diventa la pornografia o quella sessualità globalizzata diffusa dal mainstream attraverso i propri mezzi di diffusione (giornali, televisioni, riviste, pubblicità).
Nella prestigiosa università di Berckley, nella facoltà di economia, esiste un corso specifico sull’industria pornografica. La prima cosa che ti spiegano è che l’industria pornografica investe e guadagna più dei tre maggiori sport americani messi insieme: il basket, il football e il baseball.
E’ tramite l’industria pornografica che si stabiliscono standard multimediali rispetto ad altri: l’avvento del VHS rispetto al Betamax è dovuto per lo più alla scelta delle maggiori case pornografiche nell’uso di questo device piuttosto che di un altro.
Questo perché oramai si parla di sesso ovunque. Anche nei talkshow o nelle riviste come Panorama o Famiglia Cristiana. Il discorso non sta nel parlare o nel rendere visibili cose che prima non lo erano al grande pubblico, ma semmai capire cosa vuol dire rivoluzione sessuale, o libertà sessuale, o liberazione dei corpi.
E’ nel rapportarsi collettivo, nel considerare il corpo sotto altre categorie, pensare alla sessualità da un visuale diversa e saltando di paradigma rispetto alle precedenti codificazioni. Non nel rigettare nel mercato globalizzato corpi nudi ovunque, accendendo la fantasia erotica nell’immaginario collettivo, incrementando le vendite di qualsiasi oggetto di consumo, dalle riviste, ai medicinali, ai sex toys.

Questo processo che la globalizzazione ha intrapreso nei confronti dei corpi rende la sessualità molto più complicata e contraddittoria.
Riprendendo Pietro Bianchi (e molto interessante è il suo punto di vista), egli afferma che in questa società sessualizzata viene a mancare la mediazione “dell’Altro” tra il desiderio e il godimento.
Questo ci restituisce la pornografia: pura ripetizione di un godimento pulsionale. Citando l’articolo: << “Le mille forme in cui la sessualità oggi si mercifica e si esprime la rendono dunque al contempo muta, pura ripetizione di un godimento pulsionale. La «libertà» sessuale ci riconsegna dunque una sessualità deprivata del desiderio, una sessualità da incubo dove il corpo è «solo corpo» e non si fa segno di nessuna relazione intersoggettiva, dove il desiderio dell’Altro non ha bisogno di essere attraversato, perché la soddisfazione del godimento è a portata di mano”.>> In tutti i sensi.

Questo è come la sessualità ci viene proposta dal mainstream. Una sessualità dove il desiderio è ciò che viene sacrificato, dove le forme contemporanee delle relazioni sessuali deprivate dalla mediazione dell’Altro, e quindi strutturalmente masturbatorie , rimangono solitarie.
Sono necessarie alcune specificazioni: qui non si parla di quelle pratiche masturbatorie sane e necessarie secondo la soggettività, ma si parla di quelle indotte da una sessualità vuota di significati, isolata, e poco appagante. Viva la pulsione sessuale animale, se questa rimane genuina e spontanea!!!
Come del resto, la pornografia non è la faccenda che distorce i significati o i significanti: la pornografia non è altro che la liberazione del corpo messa in atto. O semplicemente il rifiuto del lavoro. Essere pagati per scopare tutto il giorno e sperimentare pratiche sessuali con persone coscienti di ciò che fanno è sicuramente meglio che andare a lavorare. Sicuramente meglio che andare alle presse in fabbrica o alle acciaierie e morire bruciati per nemmeno mille euro al mese.

La rivoluzione sessuale invece parte proprio dall’affermazione dei propri bisogni (sessuali e non) e dei propri desideri come assunzione primaria, divenendo sottrazione, e riappropriazione (di corpi, di sentimenti, di desideri, di pratiche), e sperimentazione (di nuove forme, di generi).

Cambiare i rapporti tra uomo donna, genitori e figli*, amanti e non amanti, tramite il “pensare” nuovo di corpi e generi, il “pensare” collettivo e il suo immaginario (rinnovato, estetico, divertente, desiderante), plasmando una grande moltitudine di corpi che si desiderano e che mediano il desiderio attraverso i corpi liberati, ecco questo secondo me è liberazione.

E alla liberazione del corpo procede (solo dopo, mai prima) la liberazione della mente e la riappropriazione della propria vita. La riappropriazione dei propri ritmi, dei tempi sottratti al lavoro e alle parti sociali che dobbiamo interpretare, alla riappropriazione dei propri spazi interconnessi con i nostri b/sogni e i nostri desideri.
E qui che ancora una volta la sessualità diviene sovversiva (perché sovverte l’ordine morale e costituito di cose in qualcosa di estremamente nuovo, sovversivo) nel momento in cui diventa riappropriazione di se stessi e affermazione dei propri sogni e bisogni.

Pietro Bianchi rilancia infine il discorso ponendo alcune domande: “Quanto ha di propriamente «maschile» questa forma della soggettività, e quanto invece è sempre più trasversale, disincarnata come la sessualità che la connota? (Trasversale nei generi e nelle forme di soggettività ndZ). Ogni movimento o singolarità che voglia mettere a tema il desiderio (e tutti i movimenti lo fanno, esplicitamente o no) non può non focalizzare innanzitutto la soggettività sessuale. Partendo ciascuno da sé, se questa formula non significa la rinuncia a ogni universale ma l’ implicazione soggettiva nell’oggetto del proprio discorso. Di che forma di soggettività vogliamo farci portatori come uomini e donne che incarnano la strutturale asimmetria della differenza sessuale?”
E qui vorrei rilanciare un nuovo spunto:
Come possiamo noi, figli di mezzo della storia, effettuare quella riappropriazione dei corpi, dei tempi, degli spazi, dei desideri, e creare sovversione?

Alcuni spunti di riflessione (e punti di vista interessanti su sessualità e immaginario – sulle barre laterali di questi blog trovate ulteriori infiniti link)

Fastidio.nobglogs.org

– Femminismo-a-sud.noblogs.org

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One Response to Il desiderio mancato: riappropriazione della sessualità come pratica sovversiva.

  1. li says:

    dicevano alcuni:
    free your mind and your ass will follow,
    ma a me piace recitarla al contrario,
    free your ass and the mind will follow.
    mi piace quello che scrivi blogger b/sogno
    passerò a trovarti spesso

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